mercoledì 2 ottobre 2013

Vita

Era così la sua vita: trascorreva tra momenti di traboccante felicità e momenti di profonda amarezza.

A volte il calore e la luce abbagliante del sole scendevano ad abbracciarla, la sollevavano, la portavano su, molto più su di quel suolo sul quale trascorriamo le nostre stanche esistenze. Si sentiva libera, allora, e soprattutto amata, felice e sicura. Nulla le faceva più paura, nulla più la poteva ferire o turbare.

Altre volte, invece, una zampata feroce l'aggrediva alle spalle, la scaraventava a terra e la trascinava con la forza di una calamita sul fondo, dove giaceva sferzata da folate di aria gelida, inzuppata dalla pioggia, che la penetrava fin dentro al midollo.

Così, in un'altalena tra un estremo e l'altro, passavano anche i suoi giorni: talora così pieni da sottrarle il respiro, talvolta così vuoti da farle udire l'eco del battito del cuore.

Quanto avrebbe desiderato colmare almeno un poco quel contrasto, smussare quei picchi, rendere più dolce il suo cammino e avanzare con più stabilità nell'incedere dei giorni.

Sarebbe mai riuscita a raggiungere quel “centro di gravità permanente”? Sarebbe mai riuscita a diventare solida come la roccia, quella roccia di cui da sempre era innamorata?

Chissà...
...per il momento si limitava a cercarlo: come poteva, come sapeva, cadendo, rialzandosi, correndo, zoppicando, ridendo, piangendo, ma con tutta la forza che aveva!



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