Ossa rotte, brividi, panni zuppi
e la testa...un roveto ardente. Aprì gli occhi: era terribilmente stanca Cèline.
Era stato solo un sogno che l’aveva
scossa così, eppure – nella terra di mezzo tra sonno e veglia – aveva riportato
davvero dei lividi.
Si era battuta con tutte le
forze, aveva picchiato i pugni contro il tronco dell’albero accanto a cui era
sdraiata, pensando di lottare (per la sopravvivenza) con quel lupo da cui per
un attimo aveva temuto di essere sbranata.
Sì: era ancora nel bosco; è vero:
ricordava di aver incontrato un lupo, ma poi era stato un incubo quello di
rivivere la favola di Cappuccetto Rosso.
In realtà quel lupo che vagava nella
foresta non voleva mangiare né lei, né la nonna, né nessun altro.
Semplicemente si erano guardati. Era fuori dal branco, libero: non l'avrebbe ostacolata, si sarebbero riconosciuti e rispettati.
E ora pensava con tenerezza, e
non più con paura, a quello sguardo fiero che l’aveva scrutata, a quell'ululato, richiamo
solitario lanciato verso il cielo, all’ignoto che li circondava.
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