Rincasando, ieri sera, s'era accertato che Angela dormisse. Per una volta era lui quello ancora sveglio.
Avevano lavorato insieme tutto il giorno; un lavoro di fatica: svuotare i mobili, spostare, pulire, decidere che cosa buttare e poi ri-spostare e riempire nuovamente i mobili.
Tutto dev'essere in ordine: arriveranno per i lavori domani. Già...
...la vogliono lasciare sana, un domani, quella casa ai figli.
Sedendosi a tavola, per cena, s'erano scambiati uno sguardo e poi avevano respirato: "e anche per oggi abbiamo fatto del nostro meglio".
Ora erano stanchi. Lei più di lui? Lui più di lei? Forse lo erano in pari misura entrambi, benché in modo diverso.
Poi, mentre Angela sparecchiava, lui era uscito per il ritrovo settimanale con gli amici. E ora, tornando a casa in quel silenzio composto aveva sentito il suo respiro leggero venire dalla stanza. Sì: era andata a letto, Angela, e ora dormiva.
E' rimasto per un attimo a guardarla respirare. Era ordinata anche nel sonno: un respiro regolare e un viso serio ma sereno.
L'ammirava. Amava tutto di lei, persino (o forse proprio grazie a) quelle discussioni che spesso facevano.
Si sentiva confuso, stanco, impaurito? E lei c'era. Doveva prendere una decisione e aveva bisogno di un consiglio? E lei c'era. Aveva un problema o un errore da confidare? E lei c'era.
Era così il loro rapporto: costruito su un equilibrio dinamico, fatto di continui assestamenti e spalleggiarsi l'un l'altro.
Uscendo dalla stanza, senza far rumore, Gianangelo era sceso in giardino. Aveva colto i fiori più belli e più colorati, era entrato in cucina e aveva messo il vaso al centro della tavola.
Domani sarà il loro quarantesimo anniversario di matrimonio.
Non la porterà in un locale, non la inviterà a cena, non andranno in nessun posto lontano.
Forse lei ci avrebbe tenuto, ma lui non ama queste cose e non riesce neppure a programmarle.
La festeggerà così: offrendole fiori selvatici e chiedendole di accettare questo amore, semplice e umile.
Nessun commento:
Posta un commento