lunedì 30 settembre 2013

Oltre



Rientrando a casa accese l’incenso. Un odore dolce e antico la avvolse; sciolse i capelli e si fuse in quelle note profumate. Non aveva più confini ora, come quella sottile striscia di fumo che dissolvendosi aleggiava nell’aria.

Non è vero che bastiamo a noi stessi.
Siamo cellule che desiderano contaminarsi.

Non possiamo rimanere confinati nei nostri stracci, ognuno nel proprio lembo di terra, in queste mura domestiche. 

venerdì 27 settembre 2013

Scampoli di libertà e qualche pensiero

Era euforica stasera al rientro: aveva finalmente concluso quel lavoro intenso, nel quale come sempre aveva messo tutte le energie.
Certo...l'indomani c'era la prossima scadenza imminente che l'attendeva, ma adesso voleva godersi qualche sorso di libertà nell'entusiasmo di quel momento.
No. Non avrebbe passato le prossime ore al computer, né per lavorare, né in attesa di qualche mail. Si sarebbe concessa del tempo, aveva bisogno di uno scampolo di un paio d'ore e soprattutto di sfogare quell'adrenalina che aveva in corpo.
S'era cambiata, si sentiva già meglio con quel paio di pantaloncini sportivi e la maglietta rossa (che le dava allegria). Era scesa in cortile, aveva inforcato la bicicletta, aperto il cancello e s'era lanciata alla vita!
Era così bello scendere dimenticando il senso del pericolo, era così bello sentirsi tornar bambini e apprezzare quella libertà, quell'ossigeno che ti arriva dritto ai polmoni, che ti buca gli occhi, il naso, che ti fa sentire attraversato da un brivido di gioia!
Una curva, un'altra, poi la strada tornava a farsi più stretta e ora...era salita!
Pedalava, Sally, pedalava e sentiva i muscoli che lavoravano che si allungavano per poi accorciarsi. Anche il fiato ora era più corto. Ma aveva bisogno di quello sforzo.
Già, perché voleva sentire di avercelo ancora un corpo, voleva riprendere possesso di quella macchina perfetta, di quel dono di cui a volte ci dimentichiamo e che ancora, a quest'età, basta tenere in moto per evitare che arrugginisca.
E mentre le gambe lavoravano, anche gli occhi facevano la loro parte. In salita, al contrario della discesa dove tutto sfreccia veloce, ti accorgi di dettagli che solo la lentezza coglie. C'erano foglie meravigliose, in quel momento, per terra. Non ne aveva mai viste di così belle, avevano la forma di un fiore perfetto. Alcune erano già secche, altre erano ancora verdi. Aveva sollevato lo sguardo ma non conosceva quella pianta che ora le stava offrendo quello spettacolo.
Ancora l'ultimo pezzo di strada in salita e poi l'arrivo al cancello. C'era Pinky ad aspettarla. Lui così fedele, sempre immobile davanti all'ingresso ad attendere il suo rientro. Muoveva la coda, sembrava quasi sorridesse. Non riusciva mai a non farsi strappare qualche carezza!

Era stata una bella uscita. E ora, sotto la doccia, Sally sentiva le cellule rigenerarsi profondamente. Acqua: che meraviglioso dono sei! Aveva spento il rubinetto, rimanendo per un po' ancora a gustare quel tepore umido, quella nebbiolina profumata che la circondava mentre si asciugava vigorosamente.

Poi era salita in camera, aveva indossato abiti profumati...e s'era seduta alla scrivania, quasi a voler fermare quel momento.
Le è bastato un attimo, un solo attimo, per rendersi conto di ciò che segretamente il suo cuore ancora desiderava: poter allungare una mano e trovare un'altra mano.
Avrebbe avuto voglia di condividere quella gioia, ma non con chiunque, con qualcuno di speciale, che l'avrebbe capita, che avrebbe saputo cogliere e condividere passioni e desideri.

L'anniversario


Rincasando, ieri sera, s'era accertato che Angela dormisse. Per una volta era lui quello ancora sveglio.
Avevano lavorato insieme tutto il giorno; un lavoro di fatica: svuotare i mobili, spostare, pulire, decidere che cosa buttare e poi ri-spostare e riempire nuovamente i mobili. 


Tutto dev'essere in ordine: arriveranno per i lavori domani. Già...
...la vogliono lasciare sana, un domani, quella casa ai figli.


Sedendosi a tavola, per cena, s'erano scambiati uno sguardo e poi avevano respirato: "e anche per oggi abbiamo fatto del nostro meglio". 
Ora erano stanchi. Lei più di lui? Lui più di lei? Forse lo erano in pari misura entrambi, benché in modo diverso. 
Poi, mentre Angela sparecchiava, lui era uscito per il ritrovo settimanale con gli amici. E ora, tornando a casa in quel silenzio composto aveva sentito il suo respiro leggero venire dalla stanza. Sì: era andata a letto, Angela, e ora dormiva. 


E' rimasto per un attimo a guardarla respirare. Era ordinata anche nel sonno: un respiro regolare e un viso serio ma sereno. 

L'ammirava. Amava tutto di lei, persino (o forse proprio grazie a) quelle discussioni che spesso facevano. 
Si sentiva confuso, stanco, impaurito? E lei c'era. Doveva prendere una decisione e aveva bisogno di un consiglio? E lei c'era. Aveva un problema o un errore da confidare? E lei c'era.
Era così il loro rapporto: costruito su un equilibrio dinamico, fatto di continui assestamenti e spalleggiarsi l'un l'altro.



Uscendo dalla stanza, senza far rumore, Gianangelo era sceso in giardino. Aveva colto i fiori più belli e più colorati, era entrato in cucina e aveva messo il vaso al centro della tavola. 

Domani sarà il loro quarantesimo anniversario di matrimonio. 
Non la porterà in un locale, non la inviterà a cena, non andranno in nessun posto lontano. 
Forse lei ci avrebbe tenuto, ma lui non ama queste cose e non riesce neppure a programmarle.


La festeggerà così: offrendole fiori selvatici e chiedendole di accettare questo amore, semplice e umile. 

giovedì 26 settembre 2013

Brandelli di umanità

Uscita di casa ho un tratto di strada in macchina per arrivare in città e andare a prendere il treno.
Parcheggio sempre davanti a una scuola: è ancora troppo presto per studenti e professori e così c'è sempre un posto libero ad aspettarmi.
Ma ho fatto più tardi del solito questa mattina...questione di attimi e la strada, che normalmente compio in pochi minuti, si è trasformata in un lento corteo di mezzi che lentamente si avviano al lavoro.
Finalmente sono al parcheggio. Ormai ho perso il treno, il prossimo è tra mezz'ora. Faccio allora entrare la calma nei gesti: inutile affannarsi, ormai. Scendo, chiudo la serratura...e mentre la mente calcola e ragiona sul programma della giornata, realizzo di aver fortunatamente occupato l'ultimo posto libero del parcheggio.
Dev'essere ormai l'ora del suono della campanella. Frotte di ragazzi si stanno assiepando intorno all'ingresso scolastico. Qualcuno attraversa la strada con aria assonnata. Qualcuno arriva pallido in volto, tenendo un dizionario sotto braccio o un libro aperto per l'ultimo ripasso.
Sono piccoli branchi, in cui è facile, a colpo d'occhio, individuare leader e gregari.
Sono adolescenti: corpo, viso, voce non hanno ancora pienamente assunto la forma definita dell'adulto e li vedi cercare di darsi un tono.
Deve certamente aver richiesto tempo - penso - mettersi tutto quel trucco prima di uscire di casa, o incollare i capelli con quel gel che definisce un'improbabile onda.
Ma forse quei gesti sono necessari per aiutarli, ora, a sentirsi parte del gruppo, a non restare ai margini.
Ridono, si strattonano, c'è chi racconta con enfasi le proprie imprese, chi chiede un accendino per fumare, chi indossa una minigonna, chi porta vistosi occhiali.

Mi fate tenerezza nei vostri modi più o meno buffi, più o meno saggiamente condivisibili di affermarvi al mondo.

E vorrei augurarvi: prendetevela in pieno questa vostra umanità, non accontentatevi dei brandelli!

mercoledì 25 settembre 2013

Il bagaglio a mano



Il bagaglio a mano con cui Sally si è imbarcata è più leggero oggi.
Sono rimasti a terra, tra gli oggetti smarriti, la tristezza e la paura. Chissà come si sentirà, giungendo in albergo, quando aprendo la valigia vedrà che non ci sono più. Chissà se se ne accorgerà subito.
Sarà da ripensare quel piccolo guardaroba che si era portata.
Prima di partire, con la fitta agenda di impegni alla mano, aveva calcolato con cura che cosa indossare, riservando un angolo, nella tasca laterale interna, alla biancheria, che ora manca all’appello. Già…perché alla fine aveva deciso di liberarsene, aveva deciso che se avesse avuto bisogno di ripararsi dal freddo avrebbe comprato qualcosa di nuovo e di più colorato.

Ma quella prima sera, in quel viaggio solitario, dovrà trovare qualcos’altro da mettere a contatto con la pelle. Si coprirà allora di bei ricordi che le serviranno come rifugio per addormentarsi e quando, come ogni notte, si sveglierà, non si stringerà più nella vestaglia della tristezza, ma si alzerà, preparerà una tisana e, bevendola, scoprirà con stupore che ha il sapore della speranza, addolcita da un pizzico di gioia.