mercoledì 18 dicembre 2013

Ricordi scomposti - I parte

...Ricordo il sapore inconfondibile degli gnocchi al pomodoro della nonna.
Ricordo quelle agili mani, che impastavano con maestria patate e farina su un asse di legno che tornava puntualmente per l'occasione.
Ricordo l'entusiasmo con cui Nicola, Anna ed io davamo il tocco finale a quelle file perfette di palline impastate: la nonna ci concedeva il privilegio e l'onore di schiacciarvi sopra la forchetta, per conferire la tipica forma ai suoi capolavori.
Quando l'acqua bolliva, ci affacciavamo trepidanti intorno al fuoco, per assistere al tuffo e all'affondamento di quei gioiellini culinari.
E quando tornavano in superficie, era davvero una festa vederli riafferrati dalla schiumarola, adagiarsi fumanti nella marmitta di  porcellana bianca.
L'alchimia si compiva quando il sugo rosso si posava sinuosamente su quel letto caldo.
Una spolverata di Parmigiano dava il tocco finale a quel tripudio di colore e sapore.

"Pancia mia, fatti capanna!", annunciava papà tornando bambino, quasi a riprendersi, a rivendicare il suo ruolo di figlio.
A lui era riservato il posto a capotavola, mentre la mamma, con dolcezza, ci disponeva ai lati del tavolo, assicurandosi che fossimo seduti educatamente, in attesa di essere serviti.

Ricordo quella cucina, diversa dalla nostra perché più antica: conservava colori, sapori, odori che rimanevano per me inspiegabilmente intrisi di tracce di un passato, di una memoria della quale la nonna era preziosa custode.
Anche la casa dei nonni materni aveva questa particolarità.
C'erano foto in bianco e nero sui mobili, centrini ricamati, cristalli e gingilli d'argento sui comodini.
Non mancava mai, sul tavolo del soggiorno, un mazzo di fiori variopinti che il nonno coglieva nei campi, riportando un tocco di natura tra le mura domestiche.

Che cosa rendeva così particolari quelle case?

Ricordi di un'infanzia spensierata, in cui la dimora dei nonni era un luogo sicuro, accogliente, dove era concesso giocare a perdifiato, dove la merenda era sempre qualcosa di insolito e diverso rispetto a casa, dove tutti i nostri apprendimenti passavano dall'osservazione.

Figure sagge erano il nostro esempio: instancabili lavoratori, così rodati alla vita da non dare mai troppo peso alle preoccupazioni, ma sempre pronti ad affrontare ciò che la vita riserva.
Sotto i nostri occhi si disponevano, attraverso gesti quotidiani, tanti insegnamenti.

Di una nonna ricordo la femminilità, quando si pettinava e raccoglieva quei lunghi fili argentei in uno chignon che fissava alla nuca e le conferiva un'aria ordinata ed elegante.
Dell'altra ho in mente l'affaccendarsi ai fornelli, i suoi grembiuli, su cui appoggiavo la testa quand'ero stanca...
Ricordo le mani del nonno, quelle nocche evidenti segnate dall'operosità, quei palmi grandi che si poggiavano delicatamente sulla mia piccola testa, accarezzandola dolcemente.
Ricordo l'odore della carta dei giornali, che non mancavano mail.

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