Ti è mai successo di sentirti
nel bel mezzo del deserto?
Il sole a picco sulla testa,
le labbra riarse da un sete che non si placa,
il passo stanco, affaticato dalla sabbia
che, pesante, intralcia il passo.
Intorno a te il vuoto.
Silenzio.
E un'impressionante distesa bianca
di dune che si susseguono all'infinito.
In questo spazio,
in cui nemmeno un anelito di voce riesce a riaffiorare,
in cui neppure l'eco fa seguito alle tue infinite domande,
scopri quanto siano labili i confini della mente,
quanto sia facile, per l'essere solitario,
perdersi nell'illusione
di uno stato di lucidità alterata.
E' qui,
in questo spazio di fragilità,
che riscopri il bisogno di interrompere un incedere sicuro,
il bisogno di inginocchiarti,
di riconoscere in quello straniero
che ora si sta avvicinando,
non più il volto scuro di una minaccia,
ma un essere umano,
uguale a te,
parte di te,
con lo stesso stupido orgoglio,
le stesse false debolezze,
le stesse paure e gli stessi desideri,
e la stessa, vera, urgenza di trovare un senso alla propria esistenza.
Rompi il muro,
tendigli la mano,
accetta di sollevare il tuo volto,
come il suo
segnato dalla stanchezza,
e riscopri la gioia di un contatto
che improvvisamente riporterà entrambi
alla comune matrice,
alla comune direzione da cui tutti proveniamo,
a cui tutti tendiamo,
unica vera oasi perenne nel cammino della vita.
Nessun commento:
Posta un commento