venerdì 27 novembre 2020

La mia sensibilità

Amata e odiata compagna,

che mi segui come un’ombra,

e rischiari come luce.

Sei fiamma che fa scoppiare la vita;

sei fuoco che riduce in cenere.

Hai pareti di carta sottili e porose,

e chiavi che aprono serrature arrugginite.

Mi rendi varco sul mondo, porta aperta all’altro.

Trasformi gli occhi in caleidoscopi colorati.

Mi fai commuovere e intenerire, appassionare ed entusiasmare.

Fiumi di gioia e cascate di allegria,

dentro un petto troppo piccolo per trattenerle.

La felicità dilaga come un oceano: non conosce argini, non vuole confini.

Si leva leggera come un aquilone,

che trascina la mano del bimbo che lo segue e incolla a sé gli occhi di chi lo vede volare.

A contrappeso, mi metti in contatto con la tristezza,

e allora ti annodi tenacemente al cuore e non molli la presa.

I tuoi muri diventano sempre più alti, stretti, solidi.

Frapponi così un abisso tra un’interiorità che viene sbranata voracemente,

e un’esteriorità con cui non riesco più a comunicare.

Mi sento estranea, diversa, lontana.

Accade così che anche una carezza tanto ricercata possa farmi vacillare,

come il battito d’ali di un gabbiano, che involandosi apre cerchi d’acqua

e scompiglia la superficie piatta del mare.

E tutto ricomincia di nuovo. 

 

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