mercoledì 6 novembre 2013

Miseria e nobiltà



La porta è chiusa e questo castello mette quasi soggezione, così imponente e austero.
Ma io vi ho scorto qualcosa dentro:
ho scorto la luce e il tepore di un focolare,
intravisti fugacemente prima che il ponte levatoio si sollevasse, bloccando per sempre l’accesso.

Per strada ho visto poi dei mendicanti:
brancolavano nel buio, al freddo.  
“E’ un fuoco sprecato – ho pensato - quello che non dona calore,
è un’inutile fiamma quella che non sparge la sua luce”.



Raccogliendo i ciocchi di legna,
i mendicanti hanno acceso un falò:
esile dimora, esposta al vento, ma così prodiga del suo luminoso tepore.

Un principe li osserva dall’alto delle sue stanze,
irridendo il loro goffo affannarsi.
“Domani mi toccherà un po’ di carità”, sospira tra sé, nel vanto del suo mantello.
Ma il suo sguardo commiserante gli impedisce di leggere il labiale
che uno di quei poveri gli sta rivolgendo.


“Perché ti inorridisce tanto la condizione umana? Perché continui a voler essere altro?
Credi sia una trappola essere uomo, o debolezza porsi domande e illusione essere felici?”

Non è assurdità farsi compagnia, cercare la felicità, seguire un sogno o usare la ragione.
...E’ semplicemente un preparare la strada a quell’esperienza che buca la ragione.

...Quell’esperienza in cui ti accorgi che miseria e nobiltà, Grande Io e piccolo io, identità e alterità non sono contrapposti,
ma fusi insieme.

Io, tu, gli altri, chi siamo?
Quell’Io!Quell'unico, vero, Io.

 E' in ognuno.  Lo riesci a vedere?

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