Mi hanno portato fuori questa sera. E'
un locale raffinato: buon cibo, buone bevande...
Pensavo mi facesse bene, ma non è
così.
Il mio cuore è altrove, la mia testa è
altrove, persino il mio corpo è altrove.
Cibo, compagnia, luci, musica: sono
tutti riempitivi che non desidero affatto.
E' un vuoto più profondo quello che ho
dentro, che non voglio saturare (ma colmare).
Tutto ciò che mi circonda non mi rallegra, anzi...mi stordisce, ottunde solamente i miei sensi.
Tutto ciò che mi circonda non mi rallegra, anzi...mi stordisce, ottunde solamente i miei sensi.
E ora che cammino sola, sentendo l'eco
dei miei passi, avvolta in un pullover di cashmere blu come la notte,
mi sento finalmente io.
Sono qui, con tutto il carico che ciò
comporta.
Cammino e cammino, cercando la mia
dimensione, cercando una direzione, cercando me stessa.
Un vento freddo mi culla.
Pensandoti, alzo gli occhi al cielo.
La luna è offuscata stasera, come sono
offuscata io.
E quella metà che non si vede è
quella metà di me che non trovo.
Vorrei raggiungerti, ovunque tu sia,
conoscere i tuoi pensieri, condividerli.
Ma trovo il silenzio e il vento,
gelido, soffia solo sul mio viso
e la notte è buia.
Mi fermo.
Respiro. Dapprima affannosamente, poi
sempre più lentamente.
Dove sto andando?
Ferma!
Pian piano ci entro fino in fondo a
questa notte e mi abbandono con tutta me stessa.
Eccomi, finalmente.
E' dolce e inaspettato lasciare la presa.
Pienezza, grandezza, unità, non più
vuoto, separazione, nullità.
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