martedì 26 novembre 2013

Levità


Tutto sembra elevarsi verso l'alto, in questa città,
spingendo anche me a elevare lo sguardo verso il cielo,
verso l'oltre,
dando al mio passo una dimensione più lieve.

Gioia piena è quella sento,
percependomi profondamente parte del creato,
in armonia con tutto il resto.

Mutevole è il paesaggio,
come mutevole è l'animo umano.

Quale meraviglia possiamo essere,
quale valore dischiudiamo,
semplicemente esistendo,
senza bisogno di ostentare nulla,
senza bisogno di chiedere nulla,
eppure ricevendo tutto.

Non sempre me ne rendo conto,

ma come con le stelle,
che brillano al buio
nei giorni limpidi,
così questa luce si mostra
quando le nubi
del cuore e della mente
si dissolvono,
arrendendosi a una potenza straripante,
traboccante,
corroborante,
che irrompe e dirompe.



mercoledì 20 novembre 2013

TantoPoco

Scrivo.
Scrivere è anche non parlare. E’ tacere, è urlare senza rumore. (M. Duras)

domenica 10 novembre 2013

Far from the crowd, inside ourself

Mi hanno portato fuori questa sera. E' un locale raffinato: buon cibo, buone bevande...
Pensavo mi facesse bene, ma non è così.
Il mio cuore è altrove, la mia testa è altrove, persino il mio corpo è altrove.

Cibo, compagnia, luci, musica: sono tutti riempitivi che non desidero affatto.
E' un vuoto più profondo quello che ho dentro, che non voglio saturare (ma colmare).
Tutto ciò che mi circonda non mi rallegra, anzi...mi stordisce, ottunde solamente i miei sensi.


E ora che cammino sola, sentendo l'eco dei miei passi, avvolta in un pullover di cashmere blu come la notte, mi sento finalmente io.
Sono qui, con tutto il carico che ciò comporta.

Cammino e cammino, cercando la mia dimensione, cercando una direzione, cercando me stessa.

Un vento freddo mi culla. 

Pensandoti, alzo gli occhi al cielo.

La luna è offuscata stasera, come sono offuscata io.

E quella metà che non si vede è quella metà di me che non trovo.
Vorrei raggiungerti, ovunque tu sia, conoscere i tuoi pensieri, condividerli.

Ma trovo il silenzio e il vento, gelido, soffia solo sul mio viso
e la notte è buia.

Mi fermo.
Respiro. Dapprima affannosamente, poi sempre più lentamente.
Dove sto andando?
Ferma!
Pian piano ci entro fino in fondo a questa notte e mi abbandono con tutta me stessa.
Eccomi, finalmente.

E' dolce e inaspettato lasciare la presa.
Pienezza, grandezza, unità, non più vuoto, separazione, nullità.




mercoledì 6 novembre 2013

Miseria e nobiltà



La porta è chiusa e questo castello mette quasi soggezione, così imponente e austero.
Ma io vi ho scorto qualcosa dentro:
ho scorto la luce e il tepore di un focolare,
intravisti fugacemente prima che il ponte levatoio si sollevasse, bloccando per sempre l’accesso.

Per strada ho visto poi dei mendicanti:
brancolavano nel buio, al freddo.  
“E’ un fuoco sprecato – ho pensato - quello che non dona calore,
è un’inutile fiamma quella che non sparge la sua luce”.



Raccogliendo i ciocchi di legna,
i mendicanti hanno acceso un falò:
esile dimora, esposta al vento, ma così prodiga del suo luminoso tepore.

Un principe li osserva dall’alto delle sue stanze,
irridendo il loro goffo affannarsi.
“Domani mi toccherà un po’ di carità”, sospira tra sé, nel vanto del suo mantello.
Ma il suo sguardo commiserante gli impedisce di leggere il labiale
che uno di quei poveri gli sta rivolgendo.


“Perché ti inorridisce tanto la condizione umana? Perché continui a voler essere altro?
Credi sia una trappola essere uomo, o debolezza porsi domande e illusione essere felici?”

Non è assurdità farsi compagnia, cercare la felicità, seguire un sogno o usare la ragione.
...E’ semplicemente un preparare la strada a quell’esperienza che buca la ragione.

...Quell’esperienza in cui ti accorgi che miseria e nobiltà, Grande Io e piccolo io, identità e alterità non sono contrapposti,
ma fusi insieme.

Io, tu, gli altri, chi siamo?
Quell’Io!Quell'unico, vero, Io.

 E' in ognuno.  Lo riesci a vedere?

lunedì 4 novembre 2013

Attimi d'eternità - Perchè siamo qui.

Rincasando, felice per la giornata trascorsa a scuola, Sally accese il PC. Stava cercando distrattamente qualcosa tra la posta, quando si imbattè in una citazione.
Incredibile quanto quelle parole - stralci di un libro che non aveva letto - rispondessero al suo stato interno!


Illusione e realtà
di te di me …la confusione
nella tua ansia di capire mi rifletto
In te in me
scorrono passione e dolore
Ti cerco e ti rifuggo, ti perdo e ti ritrovo,
mi dispero e mi delizio di averti e
non averti
Con te nasce la mia bramosia di
conoscere, di sapere, di godere
anche solo per alcuni attimi di un attimo
di eternità.. (Paramansa Yogananda- Sussurri d'eternità)


venerdì 1 novembre 2013

Nuova vita



E’ una splendida giornata autunnale.
Finalmente torno a risollevare lo sguardo, a volgerlo all’esterno, torno a respirare, torno alla vita! Tutto riacquista colore: il colore della natura, mia compagna, mia musa ispiratrice, mia fonte di ristoro e di sollievo.
Come sono passati questi giorni? In un modo folle, delirante, in un susseguirsi di impegni che mi ha sottratto completamente a tutto.

Tutto?
No.
Non è venuta meno la nostalgia dell’infinito, di quell’unico respiro in grado di risollevarmi e di farmi prendere il volo! Ma si tratta appunto di una nostalgia, perché accanto al desiderio dell’immenso, prevaleva la paura di potermici perdere.

“Bisogna tenere la barra dritta, manovrare con destrezza il timone e non perdere la rotta”: queste erano le parole che mi ripetevo (eco di antiche indicazioni di marinai) quando, di tanto in tanto, arrivavo a solcare le profondità dell’oceano interiore sconfinato.
E così, galleggiavo, planando leggera come una spugna sulla superficie dell’acqua; finché, proprio come una spugna sono rimasta assorbita, impregnata e schiacciata sotto il peso del lavoro, da un vortice, da un susseguirsi e un rincorrersi divorante di azioni…già…azioni, più che pensieri, perché il pensiero, quello vero, quello più profondo, non aveva spazio o forse ne aveva fin troppo e rimaneva tutto compresso dietro un frenetico agire!

E come una spugna che viene strizzata, eccomi ora. Vuota superficie porosa, che torna a riassumere la propria sagoma. Si riaprono gli interstizi e torna a filtrare l’aria.
Ricettività, flessibilità, “vita autonoma”: queste le proprietà di una spugna, che è in grado di sopravvivere anche senza ricevere la luce.
Già…”sopra-vvivere...in che modo?
Ancora una volta mi è chiaro quanto la testa comandi e il corpo, quasi meccanicamente,  esegua.
Le dita, in questi giorni, scorrevano velocemente sulla tastiera, che le derubava di tutte altre le esperienze sensoriali che le mani ci possono donare.
Le ginocchia, invece di flettersi per correre e saltare, rimanevano piegate e dolenti, la schiena incollata alla sedia, lo stomaco contratto, le terminazioni nervose compresse in un continuo sforzo di concentrazione.

“Non bisogna perdere la calma, la lucidità, non bisogna farsi distrarre, non ci si può lasciar sfuggire nulla”.
E in tutto questo riconosco – ora - una profonda solitudine. Sola nel mio piccolo mondo, nelle mie auto-direttive, sola tra queste mura, ma soprattutto tra le pareti della mia mente.
“Quanta vita c’è la fuori, nella guerra?
Quanta morte c’è nella pace?” (M. Mazzantini)
Sono scossa da un tremore inarrestabile in tutto il corpo. E me ne rendo conto solo ora che mi fermo.
E' un corpo prigioniero di una staticità innaturale, un corpo che torna a reclamare la sua vitalità. 
Provo ad ascoltarlo.
Sono pronta a uscire.

Corro, rido, mi immergo in un piacere crescente che spazza via come polvere il grigiore dei pensieri.
Aria pulita. Ti adoro!