Autunno,
me ne vado in giro, con le mani in tasca,
il corpo attraversato da un sottile brivido di freddo,
che volta le spalle all’estate e punta all’inverno.
L’umidità ha reso l’asfalto bagnato,
e ora svaporano le nuvole,
riaprendo il cielo a un tenue azzurro.
Foglie gialle ricoprono il viale alberato:
coriandoli, color zafferano, che qualcuno ha sparso a terra,
per attenuare il grigiore e ammorbidire il cammino.
Si tingono d’arancione le fronde degli alberi,
slanciati nella volta celeste.
Un Artista ha spennellato di rosso cremisi
quel quadro vivo
che si spalanca ora innanzi agli occhi.
Osservo l’irruenza del colore,
la scarica violenta che la dolcezza provoca
nei più profondi reconditi d’anima.
È come sentirsi proiettati all’infinito dentro un tramonto
infuocato,
come sentirsi abbracciati dai raggi del sole,
come ardere di una vita accesa,
che divora la spenta morte.
È come l’urlo del pennello, impregnato di colore, che si
staglia sulla tela grigia,
come la delicatezza del crepuscolo,
che concede all’animo ancora qualche minuto di chiarore,
prima dell’avanzare della notte.
E al contempo…
queste foglie che mutano aspetto,
mi ricordano le trasformazioni del volto,
così verde e tenero, nella giovinezza,
così carico di storia, emozioni, colori, nella maturità
della vita,
che lo ha trasformato.